LA RESURREZIONE DI GESU’

La Resurrezione di Gesù

William Lane Craig

Esamina le basi storiche del credo nella resurrezione di Cristo, prestando particolare attenzione a questi tre aspetti: al fatto che la tomba era vuota, alle sue apparizioni dopo essere morto e alle origini del credo nella resurrezione.
Recentemente ho parlato a proposito dell’esistenza di Dio in una delle più prestigiose università canadesi. Dopo l’intervento, una studentessa scrisse una nota, un po’ irritata, sul suo questionario di gradimento: “mi hai coinvolto e mi sono trovata d’accordo con te finché non hai cominciato a parlare di quella roba riguardo a Gesù. Dio non è il Dio dei cristiani!”
Questa attitudine è tipica dei nostri giorni. La maggior parte delle persone non hanno problema a riconoscere che Dio esiste; ma nella nostra società pluralistica è diventato politicamente incorretto dire che Dio si è rivelato esclusivamente in Gesù. Quali giustificazioni può offrire un credente nel confrontare il punto di vista Hindu, Ebraico, e Musulmano, affermando che il Dio dei cristiani è il vero Dio?
La risposta che il Nuovo Testamento ci da è: la resurrezione di Gesù. “Poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti”. (Atti 17:31). La resurrezione è la prova che Dio ci da della veridicità delle parole di Gesù riguardo alla sua autorità divina.
Ma come facciamo a sapere che Gesù è resuscitato dai morti? Un famoso inno pasquale dice: “Mi chiedi come so che Egli vive? Egli vive dentro il mio cuore!” Questa risposta è perfettamente appropriate a livello individuale. Ma quando I credenti intavolano un discorso con dei non credenti nella pubblica piazza – come ad esempio scrivendo per un editoriale di un giornale locale, o telefonando a una radio per rispondere a una domanda durante un dibattito, o persino semplicemente conversando con colleghi di lavoro. – allora è cruciale che si sia in grado di presentare dell’evidenza oggettiva che supporti il nostro credo. Altrimenti le nostre affermazioni non avranno più peso di chiunque altro che affermi di avere avuto una esperienza personale con Dio.
Fortunatamente, il Cristianesimo, è una religione che affonda le sue origini nella storia, e fa delle affermazioni che in buona misura possono essere investigate storicamente. Supponiamo ad esempio di approcciare gli scritti del Nuovo Testamento, non come Scritture sacre, ma come una semplice collezione di documenti grechi che ci sono stati tramandati dal primo secolo, senza alcun presupposto riguardo alla loro affidabilità oltre ai normali metodi con cui riguarderemmo qualunque altro documento storico antico. Saremmo sorpresi nello scoprire che la maggior parte dei critici del Nuovo Testamento che hanno studiato i Vangeli in questo modo accademico, accettano i fattori chiave che riguardano la resurrezione di Gesù. Voglio enfatizzare che non sto parlando di studiosi evangelici o comunque credenti, ma di un ampio spettro di critici del Nuovo Testamento che insegnano in università secolari e in seminari non evangelici. Per quando possa sembrare incredibile, la maggior parte di loro sono giunti alla conclusione che i fattori chiave a sostegno della resurrezione di Gesù sono in effetti storici. Questi sono i fatti che hanno preso in considerazione:
FATTO #1: Dopo la sua crocifissione Gesù fu sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Questo fatto è davvero importante, perché significa che, contrariamente a quello che asseriscono alcuni critici estremisti, come ad esempio John Dominic Crossan del Jesus Seminar, il luogo della sepoltura di Gesù era conosciuto sia agli Ebrei che ai cristiani. Stando così le cose infatti, i discepoli non avrebbero mai potuto proclamare in Gerusalemme la resurrezione di Gesù se la tomba non fosse stata vuota. Gli studiosi del Nuovo Testamento hanno confermato questo fatto basandosi sull’evidenza che deduciamo da questi fatti:

1. La sepoltura di Gesù viene attestata da una tradizione molto antica che ci viene citata da Paolo in 1 Corinzi 15:3-5:
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
Paolo non solo usa i termini “trasmesso” e “ricevuto” , tipici del parlare dei rabbini, riguardo all’informazione che ci sta tramandando nell’epistola ai Corinzi, ma i versetti dal tre al cinque rappresentano una tipica formula a quattro righe piena di caratteristiche estranee allo stile di scrittura di Paolo. Questo ha convinto tutti gli studiosi che Paolo sta, con questi versi, citando una antica tradizione che egli stesso ha ricevuto dopo che è diventato Cristiano. Questa tradizione può essere fatta risalire almeno alla sua visita a Gerusalemme intorno al 36 a.C. quando passò due settimane con Cefa e Giacomo per scoprire i fatti direttamente dalla loro bocca. (Galati 1:18). Può essere quindi ricondotta ad appena i primi cinque anni dalla morte di Gesù. Un tale breve lasso di tempo e un tale contatto personale non ci permette assolutamente di parlare di leggenda.
2. La storia della sepoltura è parte di una antica fonte usata da Marco per scrivere il suo vangelo. I vangeli tendono a consistere di istantanee della vita di Gesù che sono poi liberamente connesse in maniera non sempre cronologica. Ma quando si viene alla storia della passione di Cristo troviamo invece una narrativa scorrevole e contigua. Questo suggerisce l’idea che la storia della passione che la si possa ricondurre direttamente a una delle fonti a cui Marco si è affidato nello scrivere il suo vangelo. Molti studiosi hanno già la convinzione che il vangelo di Marco sia il primo che sia stato scritto, e la fonte da cui Marco deve avere attinto deve essere per forza di cose ancora più antica. Una comparazione delle narrative dei quattro vangeli ci mostra che i loro racconti non divergono se non dopo la sepoltura. Ancora una volta l’estrema vicinanza della narrativa alla data dell’accaduto dei fatti rende impossibile il concetto che si tratti di leggenda.
3. Come membro del tribunale Ebraico che condannò Gesù, è improbabile che Giuseppe d’Arimatea sia un’invenzione cristiana. C’era un forte senso di risentimento contro la leadership Giudaica per il ruolo che ha avuto nel condannare Gesù. (1 Tessalonicesi 2:15). È quindi altamente improbabile che dei cristiani avessero inventato l’esistenza di un membro dello stesso tribunale che ha condannato Gesù, che lo onora dandogli una giusta sepoltura invece di permettere che fossa lasciato a marcire come un comune criminale.
4. Non esistono altri alternative resoconti che raccontino la storia della sepoltura di Gesù. Se la storia della sepoltura curata da Giuseppe di Arimatea fosse falsa, ci si aspetterebbe di trovare altre tracce storiche che narrino cosa effettivamente è accaduto al corpo di Gesù, o perlomeno altre leggende alternative. Ma tutte i documenti che abbiamo sono concordi nel presentare l’intervento di Giuseppe per onorare la sepoltura di Gesù.
Per queste a altre ragioni, la maggior parte degli studiosi del Nuovo Testamento, concorrono sul fatto che Gesù è stato sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Secondo il fu John A. T. Robinson della Cambridge University, la sepoltura di Gesù nella tomba è “uno dei primi e meglio attestati fatti riguardanti Gesù”. 1
FATTO #2: La domenica dopo la crocifissione di Gesù la tomba è stata trovata vuota da un gruppo di donne seguaci di Gesù. Questa è una delle ragione che ha portato gli studiosi a giungere a questa conclusione:
1. La storia della tomba trovata vuota è anch’essa parte della fonte usata da Marco per redigere il suo vangelo. La storia della passione di Cristo usata da Marco non finisce con la morte e la sconfitta, ma con la storia della tomba vuota, che grammaticalmente è un tutt’uno con la narrativa della sepoltura.
2. L’antica tradizione citata da Paolo in 1 Corinzi 15:3-5, implica il fatto della tomba vuota. Per qualunque Ebreo del primo secolo dire che un uomo è stato sepolto e poi è resuscitato, implica il fatto che la tomba sia stata trovata vuota. Inoltre l’espressione “il terzo giorno” probabilmente deriva dal fatto che le donne sono andate a vedere la tomba il terzo giorno. Quindi dopo la crocifissione, secondo il modo in cui gli ebrei calcolavano i giorni. L’antica tradizione, citata in quelle quattro righe scritte da Paolo, riassume sia le narrative dei vangeli che quello che predicavano i primi apostoli; (Atti 13:28-31); è significativo che la terza riga di questa tradizione corrisponde alla storia della tomba vuota.
3. La storia in se stessa è semplice e manca dei tratti tipici degli abbellimenti leggendari. Tutto quello che dobbiamo fare per apprezzare questo punto è comparare il racconto di Marco con le strambe storie leggendarie che ritroviamo nei vangeli apocrifi del secondo secolo. In queste storie Gesù, per esempio, viene descritto mentre esce dalla tomba con la testa che arriva fino al cielo fin sopra le nuvole, seguito da una croce parlante.
4. Il fatto che siano state le donne a scoprire la tomba vuota e che la testimonianza delle donne non avesse alcun valore giuridico nella Palestina del primo secolo è un altro punto a favore. Secondo Giuseppe Flavio, la testimonianza delle donne era considerata talmente di nessun valore da non potere essere ascoltata in un tribunale Ebraico. Un racconto leggendario di più recente data, avrebbe di sicuro fatto si che fossero i discepoli uomini a scoprire la tomba vuota.
5. Il fatto che le accuse mosse dagli Ebrei, poco dopo gli avvenimenti, che i discepoli avessero rubato il corpo (Matteo 28:15), mostra che il corpo di fatto mancava dalla tomba. E la prime reazione al proclama dei discepoli che “Egli è risorto dai morti!” non è stato quello di ricordare loro che il corpo era ancora li nella tomba e di metterli in ridicolo come fanatici, ma di sostenere che I discepoli avessero rubato il corpo. Quindi l’evidenza che la tomba era vuota ci viene data proprio dagli stessi antagonisti dei primi Cristiani.
Si potrebbe andare avanti ad oltranza, ma credo che questo basti per indicare che, per dirla con le parole di Jacob Kremer, uno studioso Austriaco specialista negli studi sulla resurrezione, “La maggior parte degli esegeti hanno la ferma convinzione che le affermazioni bibliche riguardanti la tomba trovata vuota sono affidabili”. 2
FATTO #3: In molte occasioni e in svariate circostanze, diverse persone e gruppi di persone hanno avuto apparizioni di Gesù risorto dai morti.
Questo è un fatto che è quasi universalmente riconosciuto fra gli studiosi del Nuovo Testamento, e le ragioni sono queste:
1. La lista dei testimoni oculari delle apparizioni di Gesù risorto, che ci viene elencata da paolo in 1 Corinzi 15:5-7) ci assicura che queste apparizioni sono avvenute. Queste includono le apparizioni a Pietro (Cefa), i dodici apostoli, i 500 fratelli e Giacomo.
2. Le tradizioni riguardo alle apparizioni che troviamo nei vangeli ci danno numerose testimonianze indipendenti a riguardo. Questo è uno dei segni più importati di veridicità storica. L’apparizione di Gesù risorto a Pietro viene attestata indipendentemente da Luca, e l’apparizione ai Dodici sia da Marco che da Giovanni. Abbiamo inoltre testimonianze indipendenti delle apparizioni di Gesù in Galilea sia in Marco che in Matteo e Giovanni, così come anche l’apparizione alle donne descritta sia in Matteo che in Giovanni.
3. Alcune apparizioni hanno i tratti tipici dei fatti realmente storici. Per esempio, abbiamo chiara evidenza dai vangeli che ne Giacomo ne nessun altro dei fratelli più giovani di Gesù credevano in lui durante la sua vita. non c’è ragione di pensare che la chiesa del primo secolo avesse il bisogno di generare storie fittizie riguardo l’incredulità della famiglia di Gesù se fossero stati invece dei seguaci fedeli sin dall’inizio. Ma è indisputabile che Giacomo e i suoi fratelli diventarono in seguito degli attivi seguaci dopo la morte di Gesù. Secondo Giuseppe Flavio, lo storico ebreo del primo secolo, Giacomo fu martirizzato per la sua fede in Cristo nel 60 d.C. molti di noi hanno dei fratelli. Di cosa avreste bisogno per convincervi che vostro fratello è il Signore, al punto tale che sareste disposti a morire per questa convinzione? Può esservi mai alcun dubbio che questa incredibile trasformazione accaduta al fratello più giovane di Gesù è avvenuta perché, per usare le parole di Paolo, “Poi è apparso a Giacomo”?
Persino Gert L. Demann, il principale critico Tedesco per quel che riguarda la resurrezione, deve ammettere, “Dobbiamo prendere come storicamente certo che Pietro e i discepoli hanno avuto esperienze dopo la morte di Gesù in cui lui è apparso come il Cristo risorto”. 3
FATTO #4: I primi discepoli credevano che Gesù era resuscitato dai morti a dispetto del fatto che fossero predisposti a credere il contrario. Pensate un attimo alla situazione che hanno dovuto affrontare I discepoli dopo la crocifissione di Gesù:
1. Il loro leader era morto. E gli Ebrei non avevano alcun credo che lo portasse a credere in un Messia morto e men mai in un Messia risorto. Il Messia doveva scacciare i nemici di Israele (vale a dire Roma) e ristabilire il regno di Davide – certamente non soffrire una vergognosa morte sulla croce come un comune criminale.
2. Secondo la legge Ebraica, l’esecuzione di Gesù come un criminale dimostrava che era un eretico. Letteralmente un uomo maledetto da Dio (vedi Deuteronomio 21:23). La catastrofe della crocifissione per i discepoli significava non solo che il loro Maestro era morto, ma la crocifissione dimostrava in effetti che i Farisei avevano sempre avuto ragione e che per tre anni avevano seguito un eretico, un uomo maledetto da Dio!
3. Il credo Ebraico riguardo la vita dopo la morte non ammetteva che qualcuno potesse risorgere dai morti in gloria e immortalità, prima della resurrezione generale alla fine del mondo. Tutto quello che i discepoli potevano fare era preservare la tomba del loro Maestro come una sorta di santuario, dove potevano essere riposte le sue ossa fino al giorno in cui tutti i morti d’Israele che avevano vissuto rettamente sarebbero stati da Dio risorti in gloria.
Malgrado questo, i primi discepoli credevano ed erano disposti a morire per la loro convinzione che Gesù era risorto. Luke Johnson, uno studioso del Nuovo Testamento della Emory University, fa questa riflessione: “un qualche tipo di esperienza potente e stravolgente è necessaria per generare il tipo di movimento che il primo cristianesimo è stato….” 4 N. T. Wright, un eminente studioso Inglese, giunge alla conclusione che: “è questa la ragione per cui io, da storico, non riesco a spiegare il sorgere del primo cristianesimo, a meno che Gesù non è davvero risorto, lasciando alle sue spalle una tomba vuota”. 5
Riassumendo: ci sono quattro fatti dei quali la maggior parte degli studiosi, che hanno scritto a riguardo, devono tenere conto per formulare qualunque ipotesi storica: La sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe d’Arimatea, la scoperta della tomba vuota, le sue apparizioni dopo la morte, e l’origine del credo dei discepoli nella resurrezione di Cristo.
Quello che dobbiamo dunque chiederci è: qual è la migliore spiegazione di questi quattro fatti? La maggior parte degli studiosi ritiene una posizione agnostica a riguardo. Ma il credente non può che convenire che la l’ipotesi che meglio spiega questi fatti è “che Dio ha risorto Gesù dai morti”.
Lo storico C. B. McCullagh, nel suo libro Justifying Historical Descriptions, descrive sei test che gli storici usano per determinare quale sia la migliore spiegazione per qualsiasi fatto storico. 6 L’ipotesi “Dio ha risorto Gesù dai morti”, passa tutti e sei i test:
1. Ha un largo raggio esplicativo: spiega perché la tomba è stata trovata vuota, perché i discepoli hanno avuto apparizioni di Gesù risorto, e perché è nato il credo cristiano.
2. Ha un grande potere esplicativo: spiega perché il corpo di Gesù non è stato trovato, perché le persone hanno ripetutamente avuto visioni di Gesù vivo, a dispetto del fatto che erano testimoni di una esecuzione pubblica, ecc.
3. È plausibile: dato il contesto storico della vita e delle affermazioni di Gesù che non hanno precedenti, la resurrezione di Gesù è prova e conferma della verità di tali affermazioni radicali.
4. Non sono ad hoc o artificiosi: richiedono solo l’aggiunta di una ipotesi: che Dio esiste. E non deve essere necessariamente una ulteriore ipotesi se uno già crede che Dio esiste.
5. È in accordo con credenze accettate. L’ipotesi: “Dio ha risorto Gesù dai morti” non è in alcun modo in conflitto con il credo accettato che nel naturale le persone non risorgono dai morti. Il credente accetta appieno questo credo così come accetta l’ipotesi che Dio ha risorto Gesù dai morti.
6. Sorpassa alla lunga qualunque altra ipotesi nel dare spiegazione alle condizioni da (1) a (5). Nel corso della storia sono state proposte delle spiegazioni alternative dei fatti esposti, per esempio: l’ipotesi della cospirazione, l’ipotesi della morte apparente, l’ipotesi delle allucinazioni, e così via dicendo. Tali ipotesi sono state universalmente rifiutate dagli studiosi contemporanei. Nessuna di queste ipotesi naturalistiche riesce a spiegare tutte le condizioni così come riesce a fare l’ipotesi della resurrezione.
Questo mette in una posizione disperata i critici scettici. Alcuni anni fa ho partecipato a un dibattito sulla resurrezione di Gesù con un professore della Irvine University of California. Aveva scritto una tesi sulla resurrezione, quindi era ben ferrato sull’argomento e conosceva l’evidenza. Non poteva negare il fatto che Gesù fosse stato sepolto nella tomba da Giuseppe di Arimatea, che la tomba era vuota, che era apparso vivo dopo la morte e l’origine del credo dei discepoli nella resurrezione. La sua unica risorsa è stata di uscirsene con una spiegazione alternativa di questi fatti. Sosteneva che Gesù di Nazareth aveva uno sconosciuto fratello gemello, che era stato separato da lui alla nascita e che era cresciuto indipendentemente, ma che era tornato a Gerusalemme al tempo della crocifissione. Questi avrebbe rubato il corpo di Gesù dalla tomba, per poi presentarsi ai discepoli come Gesù risorto dai morti!
Non vi annoierò raccontandovi come ho rifiutato la sua teoria. Ma credo che questo esempio sia illustrativo di a quali disperati estremi debbano ricorrere gli scettici per potere confutare l’evidenza della resurrezione di Gesù. In verità, l’evidenza è così potente che il fu Pinchas Lapide, uno dei più grandi teologi Ebrei, che ha insegnato alla Hebrew University d’ Israele, si è dichiarato convinto sulla base dell’evidenza che il Dio d’Israele ha risorto Gesù di Nazareth dai morti. 7
Il significato della resurrezione di Gesù sta nel fatto che non era un qualunque Mario rossi a risorgere dai morti, ma Gesù di Nazareth, la cui crocifissione fu istigata dalla leadership Ebraica a causa delle sue affermazioni blasfeme di avere autorità divine. Se quest’uomo era risorto dai morti, allora il Dio che lui aveva presumibilmente bestemmiato, lo aveva chiaramente dimostrato vere le sue affermazioni. Per cui, in un’era come la nostra in cui dilaga un pluralismo e relativismo religioso, la resurrezione di Gesù costituisce una roccia solida sulla quale i credenti possono prendere posizione dichiarando che Dio si è effettivamente rivelato in Gesù.

Notes
1 John A. T. Robinson, The Human Face of God (Philadelphia: Westminster, 1973), p. 131.
2 Jacob Kremer, Die Osterevangelien—Geschichten um Geschichte (Stuttgart: Katholisches Bibelwerk, 1977), pp. 49-50.
3 Gerd L¸demann, What Really Happened to Jesus?, trans. John Bowden (Louisville, Kent.: Westminster John Knox Press, 1995), p. 80.
4 Luke Timothy Johnson, The Real Jesus (San Francisco: Harper San Francisco, 1996), p. 136.
5 N. T. Wright, “The New Unimproved Jesus,” Christianity Today (September 13, 1993), p. 26.
6 C. Behan McCullagh, Justifying Historical Descriptions (Cambridge: Cambridge University Press, 1984), p. 19.
7 Pinchas Lapide, The Resurrection of Jesus, trans. Wilhelm C. Linss (London: SPCK, 1983).

ESISTE DIO?

Esiste Dio?

William Lane Craig

Esiste Dio? Questa è una delle domande più importanti che possa porsi un uomo. Credere nell’esistenza di Dio ha enormi implicazioni nel nostro modo di concepire la vita, l’umanità, la moralità e il nostro stesso destino. In questo articolo il dott. Craig ci presenta tre ragioni per cui la vita senza Dio non avrebbe significato attraverso 5 solide argomentazioni che ne dimostrano l’esistenza stessa.
Esiste Dio? C. S. Lewis a riguardo sostenne che: “Dio non rientra nel genere di cose nelle quali si può essere moderatamente interessato”. Dopo tutto, se Dio non esiste, non c’è ragione di avere interesse per Dio. Ma se esiste, allora la questione diventa di primaria importanza, e il nostro primordiale interesse sarebbe lo scoprire il modo migliore per relazionarci con l’essere dal quale dipende ogni attimo della nostra esistenza.
Coloro che non si pongono tale domanda dimostrano che non hanno riflettuto a fondo sul problema. Perfino filosofi atei come Sartre e Camus, che sulla questione hanno ampiamente riflettuto, ammettono che l’esistenza o no di Dio è per l’uomo di primaria importanza. Ecco di seguito elencate tre ragioni per cui sapere se Dio esiste è di estrema importanza.
1. Se Dio non esiste, l’essenza della vita non ha significato. Non è importante il modo con cui viviamo una vita destinata a finire con la morte. In definitiva non farebbe differenza se siamo esistiti o meno. La nostra esistenza può però acquisire un significato relativo che concerne il modo con cui abbiamo influenzato gli altri e cambiato il corso della loro storia. Ma in ultima analisi l’umanità è destinata a perire con l’universo stesso. Essenzialmente non fa differenza chi siamo e cosa facciamo. La nostra vita è insignificante. Dunque, in ultima analisi, il contributo degli scienziati per accrescere la conoscenza umana, la ricerca del dottore per alleviare dolore e sofferenza, gli sforzi del diplomatico per assicurare la pace nel mondo, i sacrifici della brava gente per migliorare la sorte dell’umanità, non hanno alcun significato. Per cui, se l’ateismo fosse vero, la vita sarebbe fondamentalmente priva di significato.
2. Se Dio non esiste, allora dobbiamo rassegnarci a vivere senza speranza. Se rifiutiamo l’esistenza di Dio non abbiamo alcuna speranza di poterci liberare dai difetti della nostra esistenza. Per esempio, non avremmo alcuna speranza di poterci liberare dal male. Anche se molte persone si chiedono come Dio possa avere creato un mondo in cui esiste il male, per la maggior parte le sofferenze nel mondo sono dovute alla mancanza di umanità da parte dell’uomo verso i suoi simili. L’orrore delle due guerre mondiali del secolo scorso ha di fatto distrutto l’ottimismo naïve sul progresso umano del XIX secolo. Se Dio non esiste, siamo imprigionati senza speranza in un mondo pieno di sofferenza ingiustificata e non riscattabile, con nessuna speranza di potere essere liberati dal male. E ancora, se non c’è Dio, non abbiamo speranza di potere vincere la vecchiaia, le malattie e la morte. Anche se può essere difficile da contemplare per voi studenti universitari, la cruda realtà è che a meno che non moriate giovani, un giorno anche voi diventerete vecchi, destinati a combattere una battaglia perdente contro la vecchiaia, e contro l’inevitabile progresso del deterioramento del vostro corpo, la malattia e forse la senilità. Per poi infine, inevitabilmente, morire. Non esisterebbe vita oltre la tomba. Per cui l’ateismo è una filosofia che non offre speranza.
3. D’altro canto, se invece Dio esiste, allora non solo esiste significato e speranza, ma c’è anche la possibilità di potere conoscere Dio e il Suo amore. Pensaci! Cosa c’è di più grande del fatto di avere un Dio infinito che possa amarti e desiderare di esserti amico! Questa sarebbe la condizione di vita più alta di cui un essere umano possa godere! È chiaro che, se Dio esiste, potrebbe fare un’enorme differenza per l’umanità in generale, oltre che nella tua stessa vita. Ammetto che niente di tutto questo ci mostra che Dio esiste ma che questa possibilità potrebbe fare la differenza. Dunque la cosa razionale da fare sarebbe credere comunque in Lui. Vale a dire che a mio parere è del tutto irrazionale, alla luce dei fatti, preferire la morte, la futilità e la disperazione invece che la speranza e la felicità. Ma di fatto, io non credo che l’evidenza sia uguale. Io credo che esistano buone ragioni per credere in Dio. E oggi voglio brevemente condividere con voi cinque di queste ragioni. Sono stati scritti volumi interi su ognuna di queste ragioni, quindi tutto quello che potrò fare è presentare un breve riassunto di ogni argomento per poi approfondire quelli che ritenete più interessanti.
Esiste Dio? Come viandanti lungo il cammino della vita, deve essere nostro obbiettivo dare un senso alle cose, cercare di comprendere il modo in cui è il mondo. L’ipotesi che Dio esista rende ragionevole un’ampia varietà di fatti oltre che l’esperienza stessa della vita.
Esiste Dio? – Dio da un senso all’origine dell’universo.
Ti sei mai chiesto da dove viene l’universo? Perché esiste qualcosa invece del niente assoluto? Gli atei solitamente hanno risposto dicendo che l’universo è semplicemente eterno, e questo è quanto.
Ma questo è senza dubbio irragionevole. Pensateci un attimo. Se l’universo non ha mai avuto inizio, questo significa che il numero degli eventi passati nella storia dell’universo è infinito. Ma i matematici comprendono che l’esistenza di un numero infinito di cose porta a delle contraddizioni. Per esempio, quanto fa infinito meno infinito? Ecco, matematicamente, si ottengono risposte contraddittorie. Questo ci mostra che l’infinito è semplicemente un’idea nella nostra mente, non qualcosa che esiste nella realtà. David Hilbert, forse il più grande matematico del XX secolo, afferma che non è possibile trovare l’infinito in alcun aspetto della realtà, che non esiste in natura e che dunque non da alcuna base legittima per il pensiero razionale. Il ruolo che l’infinito continuerà a giocare è soltanto quello di un’ idea.1
Ma questo implica che dal momento che eventi del passato sono solo idee ma non la realtà, il numero di eventi del passato dovrebbe rappresentare un numero finito. Da qui consegue che la serie di eventi passati non può andare a ritroso all’infinito ma che l’universo abbia avuto un inizio.
Questa conclusione è stata confermata da importanti scoperte in astronomia e astrofisica. In uno dei più incredibili sviluppi della scienza moderna, abbiamo adesso forte evidenza che l’universo non è eterno ma che ha avuto un inizio assoluto 13 miliardi di anni fa in un evento cataclismico noto come Big Bang. Quello che rende stupefacente il Big Bang è che rappresenta l’origine di un universo nato dal nulla. Però tutta la materia e l’energia, e persino lo spazio fisico e il tempo stesso, sono nati con il Big Bang. Come ci spiega il fisico P. C. W. Davies: “L’esistenza dell’universo come viene discusso dalla scienza moderna…non è una questione di apportare un qualche tipo di ordine alle cose… partendo da uno stato di caos, ma letteralmente la nascita dal nulla di tutto ciò che è fisico”.2
Naturalmente, nel corso degli anni sono sorte teorie alternative per evitare questo inizio assoluto. Ma nessuna di queste teorie è stata vista dalla comunità scientifica come più plausibile della teoria del Big Bang. Infatti, nel 2003 Arvind Borde, Alan Guth, e Alexander Vilenkin sono stati in grado di provare che qualunque universo che sia, mediamente, in uno stato di espansione cosmica, deve avere avuto un inizio assoluto. Vilenkin afferma senza giri di parole:
È stato detto che un ragionamento è quello che ci vuole per convincere delle persone ragionevoli e che una prova è quello che ci vuole per convincere persino le persone irragionevoli. Con le prove che adesso abbiamo in mano, i cosmologi non possono più nascondersi dietro la possibilità che l’universo sia esistito da sempre. Non c’è via d’uscita, devono affrontare il problema di un inizio cosmico.3
Questo problema è stato ben affrontato da Antony Kenny della Oxford University. Si esprime così: “Un sostenitore della teoria del Big Bang, almeno se si ritiene ateo, deve credere che l’universo è sorto dal nulla e con niente.” 4 Ma certo ci si renderà conto che questo è irragionevole! Dal niente viene fuori niente. Quindi perché esiste l’universo invece del nulla assoluto? Da dove è venuto? Deve esserci una causa che ha portato all’esistenza dell’universo.
Il ragionamento può essere riassunto così:
1. Qualunque cosa inizi ad esistere deve avere una causa.
2. L’universo ha iniziato ad esistere.
3. Quindi l’universo ha una causa.
Dati per certi i primi due punti deve essere vera anche la conclusione.
Dalla natura stessa dell’argomento giungiamo alla conclusione che questa causa deve essere a sua volta: non causata, immutabile, eterna e immateriale visto che ha creato l’universo. Deve essere eterna e quindi immutabile– almeno al di fuori dell’universo – visto che ha creato il tempo. Dal momento che ha anche creato lo spazio, deve trascendere anche lo spazio, quindi deve essere immateriale, non fisica.
Inoltre, sosterrei che deve essere personale. Come potrebbe altrimenti una causa infinita dare vita a un effetto temporale come l’universo? Se la causa fosse semplicemente un insieme meccanicistico di condizioni necessarie e sufficienti, allora la causa non potrebbe esistere senza che prima ci sia l’effetto. Per esempio, la causa del congelamento dell’acqua è che la temperatura scende sotto lo 0˚C.Se la temperatura fosse dall’eternità sotto lo 0˚C, allora qualunque acqua esistesse rimarrebbe congelata per l’eternità. Sarebbe impossibile che l’acqua iniziasse a congelarsi in qualunque momento temporale. Quindi se la causa è permanentemente presente, allora l’effetto deve esserlo allo stesso modo. Il solo modo in cui la causa può essere eterna mentre l’effetto ha un inizio temporale è che la causa sia un agente personale che ha la facoltà di scegliere liberamente di creare un effetto nello spazio temporale, senza essere limitata da condizioni determinanti. Per esempio, un uomo che fosse seduto dall’eternità potrebbe liberamente deliberare di alzarsi in piedi. Quindi siamo davanti non semplicemente a una causa trascendente dell’universo ma a un creatore personale.
Non è incredibile che la teoria del Big Bang in essenza non fa che confermare quello che il Cristiano ha sempre creduto? Che al principio Dio ha creato l’universo. Adesso vi faccio una domanda: cos’è più ragionevole che il credente Cristiano abbia ragione o che l’universo si sia formato dal nulla? Per quel che mi riguarda non ho difficoltà a scegliere fra queste due alternative.
Esiste Dio? – Dio è la spiegazione più logica alla perfetta sintonia dell’universo per permettere forme di vita intelligente.
Negli ultimi 40 anni, gli scienziati hanno scoperto che l’esistenza di forme di vita intelligenti dipendono da un insieme di complessi e delicati equilibri nelle condizioni iniziali date dallo stesso Big Bang. Inizialmente gli scienziati erano del parere che qualunque fossero le condizioni iniziali dell’universo, prima o poi sarebbero sorte forme di vita intelligente. Ma adesso sappiamo che la nostra esistenza sta in equilibrio su una lama di rasoio. L’esistenza di forme di vita intelligente dipende da una convergenza di condizioni iniziali che devono essere così perfettamente sintonizzate da essere letteralmente incomprensibili e incalcolabili.
Questa perfetta sintonizzazione è di due tipi.Per prima cosa, quando le leggi della natura sono espresse come equazioni matematiche, possiamo notare in esse diverse costanti, come ad esempio la costante gravitazionale. Queste costanti non sono determinate dalle leggi della natura. Le leggi della natura sono in accordo con un’ampia gamma di valori per queste costanti. In secondo luogo, in aggiunta a queste costanti vi sono alcune quantità arbitrarie che sono solo poste come condizioni iniziali sulle quali le leggi della natura operano, come per esempio, la quantità di entropia o l’equilibrio fra materia e antimateria nell’universo. Tutte queste costanti e valori cadono in un raggio straordinariamente stretto di valori possibili così da permettere la vita. Se uno solo di queste costanti o valori fosse alterato quest’equilibrio che permette la vita sarebbe distrutto e la vita non esisterebbe.
Il fisico P. C. W. Davie, per esempio, ha calcolato che un cambiamento della forza di gravità o della forza atomica debole anche solo di una parte su 10100 avrebbe impedito che si formasse vita nell’universo. La costante cosmologica che governa l’inflazione dell’universo ed è responsabile per l’accelerazione scoperta di recente dell’espansione dell’universo, è inspiegabilmente finemente sintonizzata a circa una parte su 10120. Roger Penrosedella Università di Oxford ha calcolato che la possibilità che le condizioni di bassa entropia del Big Bang fossero dovute al caso sono di circa uno su 10 10 (123). Penrose aggiunge: “Non riesco neanche a ricordare di avere mai visto una cosa simile in fisica la cui accuratezza, seppur lontanamente, possa essere vicino a questa sintonizzazione di una parte in 10 10 (123).” 5 E non è solo che ogni costante o quantità che deve essere squisitamente sintonizzata; il rapporto che hanno uno con l’altra deve anche essere finemente sintonizzato. Quindi le improbabilità si moltiplicano con altre improbabilità fino a che la nostra mente si perde in un labirinto di numeri incomprensibili.
Abbiamo tre possibilità per spiegare la presenza di questa incredibilmente fine sintonizzazione dell’universo: necessità fisica, caso, disegno. La prima possibilità asserisce che esiste una sconosciuta Teoria del Tutto (T.O.E) che spiegherebbe l’universo così com’è. Al polo opposto sta la seconda possibilità che afferma che questa fine sintonizzazione è dovuta semplicemente al caso. È per caso che l’universo è tale da permettere la vita biologica e noi ne siamo i fortunati beneficiari. La terza possibilità rifiuta le altre due alternative favorendo una Mente intelligente dietro al cosmo. Una Mente che ha disegnato l’universo perché ci fosse vita. Quale di queste alternative è la più plausibile?
la prima alternativa sembra essere straordinariamente non plausibile. Semplicemente non esiste una ragione fisica che spieghi perché queste costanti e quantità debbano avere i valori che hanno. Come ci dice P. C. W. Davies:
“Anche se le leggi della fisica fossero uniche… non ne consegue che anche l’universo fisico sia unico…le leggi della fisica devono essere coadiuvate dalle condizioni cosmiche iniziali… Non esiste niente nelle concezioni attuali rispetto alle ‘leggi sulle condizioni iniziali’ che possa anche lontanamente suggerire che la loro consistenza con le leggi della fisica possa implicare unicità. Anzi… sembrerebbe quindi, che l’universo fisico non debba essere così com’è ma potrebbe essere in un altro modo.”6
Per esempio, finora il candidato più promettente per un T.O.E., la teoria delle super-string detta M-Theory, fallisce nel predire unicamente il nostro universo. Infatti la teoria permette “un’architettura cosmica” di circa 10550 diversi universi governati dalle presenti leggi della natura, quindi non fa nulla per rendere fisicamente necessari i valori osservabili delle costanti e delle quantità.

Che dire allora della seconda possibilità, che la fine sincronizzazione dell’universo è dovuta al caso? Il problema con questa alternativa è che le probabilità di un universo che permetta forme di vita sono così incomprensibilmente grandi da non potere essere affrontate a livello razionale. Se anche ci fosse un grande numero di universi che permettano forme di vita dentro l’architettura cosmica, tuttavia il numero di questi universi è inimmaginabilmente piccolo paragonato a tutta l’architettura cosmica, per cui l’esistenza di un universo che permetta forme di vita è incredibilmente improbabile. Studiosi o persone comuni che con leggerezza affermano che potrebbe essere accaduto per caso, semplicemente non hanno idea dell’incredibile precisione e della fine sincronizzazione necessaria per la vita. Non abbraccerebbero questa ipotesi in qualunque altra area della loro vita – per esempio per potere spiegare come può apparire da un giorno all’altro una macchina nel proprio garage.
Alcuni hanno cercato di aggirare il problema dicendo che in realtà non dovremmo essere sorpresi delle condizioni di così alta sintonizzazione dell’universo, perché se l’universo non fosse così precisamente sintonizzato, non saremmo qui a sorprenderci della cosa! Visto che siamo qui, dovremmo aspettarci che l’universo sia così finemente sintonizzato. Ma un tale ragionamento è illogico. Possiamo dimostrarlo attraverso una illustrazione parallela. Immagina di viaggiare all’estero e di essere poi arrestato su false accuse e di essere poi portato davanti ad un plotone d’esecuzione di 100 tiratori scelti. Tutti e cento puntano i loro fucili dritto al tuo cuore e stai per essere fucilato. Senti che viene dato l’ordine: “Caricare! Puntare! Sparare!” e senti l’assordante suono dei fucili che sparano. Un istante dopo ti rendi conto che sei ancora vivo, che tutti e cento tiratori scelti hanno mancato il bersaglio! A quale conclusione giungeresti? “Beh, immagino che non dovrei essere sorpreso che abbiano tutti mancato il bersaglio. Dopo tutto, se non lo avessero mancato , non sarei qui a sorprendermi della cosa! Visto che sono qui, dovrei aspettarmi che tutti abbiano mancato il bersaglio.” Ovvio che non è quello che penseresti! Sospetteresti immediatamente che tutti hanno mancato il bersaglio di proposito, che l’intera cosa è stata una montatura architettata da qualcuno per un qualche motivo. Anche se non sei sorpreso di constatare di non essere morto, saresti senza dubbio molto sorpreso di vedere che sei vivo. Allo stesso modo, data l’incredibile improbabilità di un universo così eccezionalmente sintonizzato per permettere forme di vita intelligente, è ragionevole concludere che tutto questo non è dovuto al caso, ma che è il risultato di un disegno.
Per difendere la possibilità che tutto sia frutto del caso, i suoi proponenti sono stati costretti ad adottare l’ipotesi che esista un numero infinito di universi messi a posti casualmente nell’universo componendo una sorta di Ensemble di Mondi o Multiverso del quale il nostro universo non ne è che una parte. Da qualche parte in questa infinita Ensemble di Mondi degli universi precisamente sintonizzati sorgeranno per puro caso, e si da il caso che noi stiamo in uno di questi mondi.
Tuttavia ci sono almeno due errori sostanziali nell’ipotesi dell’Ensemble di Mondi. Il primo che non esiste alcuna evidenza che un tale Ensemble di Mondi esista. Nessuno sa se esistono altri mondi, inoltre, si ricordi che Borde, Guth, eVilenkin hanno provato che qualunque universo che sia in uno stato di continua espansione cosmica non può essere infinito nel passato. Il loro teorema si applica anche al Multiverso. Quindi, dal momento che esiste un preciso punto d’inizio nel passato, solo un numero finito di mondi può essere stato generato finora, e di conseguenza non esiste garanzia che un mondo finemente sintonizzato possa essere apparso nell’Ensemble.
Secondo punto, se il nostro universo è una parte casuale di una infinita Ensemble di Mondi, allora è enormemente più probabile che dovremmo osservare un universo molto diverso da quello che in realtà osserviamo. Roger Penrose ha calcolato che è inconcepibilmente più probabile che il nostro sistema solare si sia improvvisamente formato dalla collisione casuale di particelle e che un universo così finemente sintonizzato possa esistere. (Penrose lo definisce in paragone “mangime per polli.”7)Quindi se il nostro universo fosse solo un membro casuale di un Ensemble di Mondi, è inconcepibilmente più probabile che dovremmo osservare un universo non più grande del nostro Sistema Solare. O ancora, se il nostro universo fosse solo un membro casuale di un Ensemble di Mondi, allora dovremmo osservare eventi altamente straordinari, come ad esempio cavalli apparire e scomparire repentinamente a causa di collisioni casuali, o macchine di moto perpetuo, dal momento che queste cose sono ampiamente più probabili del ricadere casualmente, nella virtualmente infinitesima gamma di valori che permettono la vita, di tutte le costanti e quantità della natura. Gli universi osservabili come questi sono molto più abbondanti nell’ Ensemble di Mondi rispetto ai Mondi come il nostro e pertanto, devono essere osservabili da noi. Poiché non possiamo fare tali osservazioni, questo fatto smentisce fortemente l’ipotesi del Multiverso. Dal punto di vista ateo, è pertanto altamente più probabile che non esista alcun Ensemble di Mondi.
Ancora una volta possiamo constatare che il punto di vista che i cristiani hanno sempre sostenuto, e cioè che esiste un Progettista dietro l’universo, sembra essere assai più ragionevole della visuale atea che propone un universo che per puro caso è finemente sintonizzato a una precisione incomprensibile per permettere forme di vita intelligente.
Possiamo riassumere questa seconda proposizione come segue:
1. La fine sintonizzazione dell’universo è dovuta o a necessità fisica, al caso, o a un disegno intelligente.
2. Non è dovuta a necessità fisica o al caso.
3. Quindi è il risultato di un disegno intelligente.
Esiste Dio? – L’esistenza di Dio rende ragionevoli avere dei valori morali obiettivi nel mondo.
Esiste Dio? Se Dio non esiste, non esistono neanche valori morali obiettivi. Dire che esistono valori morali obiettivi equivale a dire che qualcosa è giusta o sbagliata indipendentemente dal fatto che uno la ritenga tale o no. È come dire per esempio, che l’antisemitismo nazista era moralmente sbagliato anche se i Nazisti, che hanno portato avanti l’olocausto, lo ritenevano giusto; e sarebbe stato comunque sbagliato anche se i Nazisti avessero vinto la II Guerra Mondiale e fossero riusciti a sterminare o a fare il lavaggio del cervello a tutti quelli che avessero provato ad essere in disaccordo con loro. Si sostiene quindi che se non esistesse Dio, i valori morali non potrebbero essere obiettivi.
Sia atei che teisti convergono su questo punto. Per esempio, il fu J. L. Mackie dell’Università di Oxford, uno degli atei più influenti della nostra epoca, ammette: “Se…davvero esistono… valori obbiettivi, questi rendono l’esistenza di Dio più probabile che se non ci fossero. Quindi, attraverso l’argomento della moralità, potrebbe esserci un elemento a favore dell’esistenza di Dio.”8 Ma dovendo difendere il suo ateismo, Mackie giunse a negare che possano esistere dei valori morali obiettivi. Scrisse: “È facile spiegare questo senso di morale come un naturale prodotto della nostra evoluzione sociale e biologica…”9
Michael Ruse, un professore di scienza, si trova d’accordo. Spiegandolo così:
La moralità è un adattamento biologico non più di quanto non lo siano le mani o i denti. Anche se potrebbe essere considerata razionalmente giustificabile e oggettiva, l’etica è illusoria. È apprezzabile che quando qualcuno dice “ama il tuo prossimo come te stesso”, pensano di riferirsi a qualche valore che va oltre la propria persona. Tuttavia, tale referenza è davvero priva di fondamenta. La morale è semplicemente un aiuto alla sopravvivenza e alla riproduzione… qualunque altro significato più profondo gli si voglia attribuire… è puramente illusorio.10
Friedrich Nietzsche, il grande ateo del XIX secolo, che proclamò la morte di Dio, comprese che la morte di Dio significava anche la morte di qualunque significato e valore si volesse attribuire alla vita.
Credo che Friedrich Nietzsche avesse ragione.
Ma qui dobbiamo fare molta attenzione. La domanda qui non è: “dobbiamo credere in Dio per poter vivere una vita morale?” Non è quello che sto dicendo. E la domanda da fare non è neanche: “ Possiamo riconoscere delle leggi morali obiettive senza credere in Dio?” Io credo che possiamo farlo.
Piuttosto, la domanda è: “Se Dio non esiste, possono esistere valori morali obiettivi?” Anch’io, come Mackie e Ruse, credo che in assenza di Dio non vedo ragione per cui possa esistere una morale obiettiva. Dopotutto, senza Dio, cosa renderebbe l’essere umano così speciale? È soltanto un effetto collaterale di una natura che si è evoluta relativamente di recente su un infinitesimo granello di polvere da qualche parte in un ostile e insensato universo nel quale siamo desinati a perire individualmente e collettivamente in un arco di tempo relativamente breve. Da un punto di vista ateo, una qualunque azione, diciamo ad esempio uno stupro, può non essere socialmente vantaggiosa e quindi nel corso dell’evoluzione è diventata tabù; ma questo non fa niente per provare che lo stupro è davvero sbagliato. Da un punto di vista ateo, a parte che per le conseguenze sociali, non c’è niente di davvero sbagliato se qualcuno stupra una persona. Quindi, senza Dio non esiste il bene o il male assoluto che possa imporsi sulla nostra coscienza.
Ma il problema è che esistono valori obiettivi, e nel nostro profondo lo sappiamo tutti. Non ragione maggiore di negare l’esistenza di valori morali obiettivi di quanta non ce ne sia di negare l’obiettiva esistenza reale del mondo materiale. Il ragionamento di Ruse al massimo prova che la nostra oggettiva percezione di valori morali obiettivi si è evoluta. Ma se i valori morali sono gradualmente scoperti, e non inventati, allora il nostro graduale e fallibile apprendimento nel campo della morale non danneggia la realtà obiettiva di quel campo, non più di quanto la nostra graduale e fallibile percezione del mondo materiale danneggi l’obiettività di quel campo. Come Ruse stesso ha confessato:”L’uomo che dice che è moralmente accettabile stuprare dei bambini è altrettanto in errore dell’uomo che dice che, 2+2=5.”11
Le azioni come lo stupro, la tortura, la pedofilia non costituiscono semplicemente un comportamento sociale inaccettabile – sono delle abominazioni morali. Alcune cose sono davvero sbagliate. Allo stesso modo, l’amore, l’uguaglianza, l’altruismo, sono davvero buoni. Ma se i valori morali obiettivi non possono esistere senza Dio, e i valori morali obiettivi esistono, ne consegue logicamente e inevitabilmente che Dio esiste.
lo possiamo riassumere così:
1. Se Dio non esiste, non esistono neanche valori morali obiettivi.
2. I valori morali obiettivi esistono.
3. Quindi, Dio esiste.
Esiste Dio? – Dio da un senso ai fatti storici riguardanti la vita, la morte e resurrezione di Gesù.
Il personaggio storico di Gesù di Nazareth era un individuo eccezionale. I critici del Nuovo Testamento sono giunti a una sorta di consenso sul fatto che il Gesù storico è comparso sulla scena con un senso di divina autorità che non ha precedenti, l’autorità di parlare al posto di Dio. È questa la ragione per cui la leadership Ebraica ha istigato la sua crocifissione su accusa di blasfemia. Egli ha affermato che in se stesso il Regno di Dio era venuto, e come invisibile dimostrazione di questo fatto ha condotto un ministero di esorcismi e miracoli. Ma la suprema conferma delle sue affermazioni è stata la sua resurrezione. Se Gesù è risorto dai morti, allora sembrerebbe che abbiamo fra le nostre mani un miracolo divino e di conseguenza la prova dell’esistenza di Dio.
La maggior parte delle persone probabilmente credono che la resurrezione di Gesù è qualcosa che si debba accettare o no soltanto per fede. Ma esistono in realtà tre fatti storicamente ben affermati, riconosciuti dalla maggior parte degli studiosi contemporanei del Nuovo Testamento. Fatti che io credo sono meglio spiegati dalla resurrezione di Gesù: la sua tomba era vuota, le sue apparizioni dopo la morte, e l’origine del credo dei discepoli nella resurrezione di Gesù. Diamo un veloce sguardo ad ognuno di questi fatti.
Fatto #1: La tomba di Gesù fu trovata vuota la domenica mattina da un gruppo di donne sue seguaci. Secondo Jacob Kremer, uno studioso Austriaco la cui specialità di studio è la resurrezione, “la stragrande maggioranza degli studiosi trovano molto affidabile le affermazioni bibliche sulla tomba vuota.”12 Secondo D. H. Van Daalen, è davvero difficile, da un punto di vista storico, negare che la tomba fosse vuota, coloro che lo fanno si basano su presupposizioni teologiche o filosofiche.
Fatto #2: In separate occasioni diversi individue e gruppi di persone hanno avuto delle apparizioni di Gesù vivo dopo la sua morte. Secondo GrdLedemann, un prominente studioso tedesco del Nuovo Testamento, può essere considerato storicamente certo che Pietro e i discepoli hanno avuto delle esperienze dopo la morte di Gesù, nelle quali Gesù è apparso loro come Cristo risorto.”13 Queste apparizioni furono viste non solo dai credenti, ma anche dai non credenti, dagli scettici e persino dai suoi nemici.
Fatto #3: I primi discepoli hanno improvvisamente iniziato a credere nella resurrezione di Gesù, a dispetto del fatto che la loro predisposizione era di non crederci. Pensate alle condizioni in cui erano i discepoli dopo la sua crocifissione:
1. Il loro leader era morto. Le loro aspettative da Ebrei Messianici non includevano in nessun modo un Messia che invece di trionfare sui nemici di Israele, potesse essere la loro vergognosamente condannato a morte come criminale.
2. Il credo Ebraico sulla resurrezione non ammetteva che nessuno potesse risorgere dai morti in gloria e immortalità prima della resurrezione generale dei morti alla fine dei tempi.
Ciò nonostante, i primi discepoli hanno improvvisamente iniziato a credere che Dio aveva risorto Gesù dai morti ed erano disposti perfino a morire per la veridicità di questo credo. Luke Johnson, uno studioso del Nuovo Testamento della Emory University, afferma: “Qualcosa di potente, un’esperienza travolgente è necessaria per generare il tipo di movimento che è stato il primo Cristianesimo.”14 N. T. Wright, un eminente studioso britannico, conclude: “Questa è la ragione per cui, da storico, non potrei spiegarmi la nascita del primo Cristianesimo a meno che Gesù non sia risorto, lasciando dietro di se la tomba vuota.”15
Ci sono stati tentativi di spiegare questi tre importanti fatti – ad esempio che i discepoli hanno rubato il corpo o che Gesù non fosse veramente morto – ma sono stati universalmente rifiutati dagli studiosi contemporanei. Semplicemente non esistono spiegazioni naturalistiche plausibili per questi fatti. Quindi, a me sembra che il credente è abbondantemente giustificato nel credere che Gesù sia risorto dai morti e che Egli sia chi ha affermato di essere. Ma questo implica che Dio esiste.
Possiamo riassumere questa argomentazione così:
1. Ci sono tre fatti ben provati riguardo a Gesù di Nazareth: la scoperta della tomba vuota, le sue apparizioni dopo la morte, e l’origine del credo dei discepoli nella sua resurrezione.
2. L’ipotesi “Dio ha risorto Gesù dai morti” è la migliore spiegazione di questi fatti.
3. L’ipotesi “Dio ha risorto Gesù dai morti” implica che il Dio, che è stato rivelato da Gesù di Nazareth, esiste.
4. Quindi il Dio, che è stato rivelato da Gesù di Nazareth, esiste.
Esiste Dio? – Dio può essere immediatamente conosciuto e si può avere un’esperienza personale con lui.
In realtà questo non è un argomento per provare l’esistenza di Dio, piuttosto è l’affermazione che è possibile riconoscere che Dio esiste indipendentemente da altre argomentazioni semplicemente avendo un’esperienza personale con lui. È questo il modo in cui le persone nella Bibbia sono giunti alla conoscenza di Dio. Il professore John Hick lo spiega così:
Dio era da loro conosciuto come una volontà dinamica che interagiva con la loro stessa volontà, una realtà assoluta, con la quale bisognava inevitabilmente avere a che fare come si fa con un uragano o con la luce del sole che da vita … Non pensavano a Dio come a un’ entità da dedurre ma come a una realtà sperimentabile. Per loro Dio non era … un’idea approvata dalla mente, ma una realtà provata che dava senso alla loro vita.16
I filosofi definiscono questo concetto chiamandolo “proprietà delle convinzioni di base.” Ovvero che non devono necessariamente basarsi su altre convinzioni ma che sono parte delle fondamenta del sistema personale di fede di una persona. Altre convinzioni che si potrebbero includere nelle “proprietà delle convinzioni di base” potrebbero essere il credere nella realtà del passato, credere nell’esistenza del mondo esterno, e alla presenza di altre menti come la nostra. Se ci pensate nessuno di questi credi può essere provato. Come potremmo provare che il mondo non è stato creato cinque minuti fa con in se l’apparenza del tempo passato come ad esempio del cibo nello stomaco dalla colazione che non abbiamo mai mangiato e tracce di memoria nella nostra mente di eventi che non abbiamo mai davvero vissuto? Come potremmo provare di non essere una mante in un vaso con sostanze chimiche che viene stimolata da degli elettrodi da qualche scienziato pazzo per far si che tu ed io stiamo leggendo queste pagine? Come potresti provare che le persone intorno a te non sono degli androidi che esibiscono tutti i tratti esterni di persone pensanti con la propria mente, quando invece sono soltanto dei robot inanimati?
Anche se questi credo sono per noi basilari, questo non significa che siano arbitrari. Piuttosto sono da ritenersi fondati nel senso che si sono formati nel contesto di determinate esperienze. Nel contesto esperienziale del vedere, percepire e sentire le cose, formo naturalmente la convinzione che esistono certi oggetti fisici che posso percepire. Per cui le mie convinzioni basilari non sono arbitrarie ma si fondano sull’esperienza. Può non esserci modo di provare queste convinzioni, ma è perfettamente razionale averle. Dovremmo essere pazzi per sostenere che il mondo è stato creato 5 minuti fa o credere di essere un cervello in un vaso! Tali convinzioni quindi non sono semplicemente basilari, ma propriamente basilari.
Allo stesso modo, il credere in Dio è per coloro che lo cercano un credo propriamente basilare fondato sulla nostra esperienza di Dio.
Possiamo riassumere così queste considerazioni:
1. Le convinzioni che sono fondate appropriatamente possono essere razionalmente accettate come propriamente basilari e non devono essere fondate su prove empiriche.
2. Il credo che il Dio biblico esiste è appropriatamente fondato.
3. Quindi, il credo che il Dio biblico esiste può essere razionalmente accettato come credo basilare non fondato su prove empiriche.
Se questo ragionamento è giusto allora esiste il pericolo che le argomentazioni sull’esistenza di Dio potrebbe in realtà distogliere l’attenzione di una persona verso Dio stesso. Se stai sinceramente cercando Dio, Dio ti rivelerà la sua esistenza. La Bibbia ci dice : “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4:8). Non dobbiamo concentrarci così tanto sulle prove da essere insensibili a quella voce interiore. La voce di Dio che parla al nostro cuore. Per coloro che sono disposti ad ascoltare, Dio può diventare una realtà immediata nella loro vita.
Esiste Dio? – Cinque buone ragioni per credere che Dio esiste.
Esiste Dio? Abbiamo appena visto cinque buone ragione per credere nella Sua esistenza:
1. Esiste Dio? – Dio da un senso all’origine dell’universo.
2. Esiste Dio? – Dio è la spiegazione più logica alla perfetta sintonia dell’universo per permettere forme di vita intelligente.
3. Esiste Dio? – L’esistenza di Dio rende ragionevole avere dei valori morali obiettivi nel mondo.
4. Esiste Dio? – Dio da un senso ai fatti storici riguardanti la vita, la morte e resurrezione di Gesù.
5. Esiste Dio? – Dio può essere immediatamente conosciuto e si può avere un’esperienza personale con lui.
Queste sono solo parte dell’evidenza dell’esistenza di Dio. Alvin Plantinga, uno dei più grandi filosofi contemporanei, ha stilato circa due dozzine di argomentazioni sull’esistenza di Dio.17 Nel loro complesso queste formulano una potente causa sull’esistenza di Dio.
Credo quindi che il teismo Cristiano sia una plausibile visione del mondo che può essere abbracciata dalla ponderata e razionale riflessione di ogni essere umano.

Notes
1 David Hilbert, “On the Infinite,” in Philosophy of Mathematics, ed. with an Introduction by Paul Benacerraf and Hillary Putnam (EnglewoodCliffs, N.J.: Prentice-Hall, 1964), pp. 139, 141.
2 ABC Science Online, “The Big Questions: In the Beginning,” Interview of Paul Davies by Philp Adams, http://aca.mq.edu.au/pdavies.html.
3 Alex Vilenkin, ManyWords in One: The Search for OtherUniverses (New York: Hill and Wang, 2006), p. 176.
4 Anthony Kenny, The Five Ways: St. Thomas Aquinas’ Proofs of God’sExistence (New York: Schocken Books, 1969), p. 66.
5 Roger Penrose, “Time-Asymmetry and Quantum Gravity,” in Quantum Gravity 2, ed. C. J. Isham, R. Penrose, and D. W. Sciama (Oxford: Clarendon Press, 1981), p. 249.
6 Paul Davies, The Mind of God (New York: Simon &Schuster, 1992), p. 169.
7See Roger Penrose, The Road to Reality (New York: Alfred A. Knopf, 2005), pp. 762-5.
8J. L. Mackie, The Miracle of Theism (Oxford: Clarendon Press, 1982),pp. 115-16.
9 Ibid., pp. 117-18.
10 Michael Ruse, “EvolutionaryTheory and Christian Ethics,” in The DarwinianParadigm (London: Routledge, 1989), pp. 262-269.
11 Michael Ruse, DarwinismDefended (London: Addison-Wesley, 1982), p. 275.
12 Jacob Kremer, Die Osterevangelien–GeschichtenumGeschichte(Stuttgart: KatholischesBibelwerk, 1977), pp. 49-50.
13 Gerd L¸demann, WhatReallyHappened to Jesus?, trans. John Bowden (Louisville, Kent.: Westminster John Knox Press, 1995), p. 8.
14 Luke Timothy Johnson, The Real Jesus (San Francisco: Harper San Francisco, 1996), p. 136.
15 N. T. Wright, “The New UnimprovedJesus,” ChristianityToday (September 13, 1993), p. 26.
16 John Hick, “Introduction,” in The Existence of God, ed. with an Introduction by John Hick, Problems of Philosophy Series (New York: Macmillan Publishing Co., 1964), pp. 13-14.
17 Alvin Plantinga, “TwoDozen (or so) TheisticArguments,” Lecturepresentedat the 33rd AnnualPhilosophy Conference, Wheaton College, Wheaton, Illinois, October 23-25, 1986

VERIDICITA’ STORICA DEI VANGELI

La Prova della Veridicità Storica dei Vangeli

William Lane Craig

Ci sono cinque ragioni che vengono presentate nell’esporre il pensiero che gli studiosi, i quali accettano la credibilità storica della narrativa riguardante Cristo come esposta nei Vangeli, non debbano sostenere il peso del doverne provare la credibilità nei confronti di altri studiosi che hanno a riguardo una posizione più scettica.

“Rediscovering the Historical Jesus: The Evidence for Jesus.” Faith and Mission 15 (1998): 16-26.

La volta scorsa abbiamo visto che i documenti del Nuovo testamento sono le fonti storiche più importanti che abbiamo riguardo a Gesù di Nazareth. I cosiddetti vangeli apocrifi sono delle contraffazioni scritte molto tempo dopo, e sono, per la maggior parte, delle elaborazioni dei quattro vangeli del Nuovo Testamento.

Questo non significa che non abbiamo fonti storiche che parlino di Gesù al di fuori della Bibbia. Ne abbiamo. Esistono riferimenti a Gesù negli scritti Ebraici e cristiani, al di fuori del Nuovo Testamento. Gli scritti dello storico Ebraico Giuseppe Flavio sono particolarmente interessanti. Fra le pagine dei suoi scritti lui menziona personaggi presenti nel Nuovo testamento. Personaggi come i sommi sacerdoti Anna e Caifa, il governatore Romano Ponzio Pilato, Re Erode, Giovanni Battista, e persino Gesù stesso e Giacomo suo fratello. Sono state fatte delle scoperte archeologiche di uguale importanza storica che hanno confermato l’esistenza di persone e luoghi menzionati nei vangeli. Per esempio nel 1961 abbiamo avuto la prima conferma storica riguardante Pilato negli scavi della città di Cesarea. È stata scoperta una placca con incisa una dedica che riportava il nome e la carica politica di Ponzio Pilato. Più recentemente, nel 1990, è stata scoperta a sud di Gerusalemme la tomba di Caifa, il sommo sacerdote che ha presieduto al processo di Gesù. E quasi certamente, secondo Luke Johnson, uno studioso del Nuovo testamento alla Emory University, la tomba nei sotterranei della chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme è la tomba in cui Gesù stesso fu riposto da Giuseppe di Arimatea dopo la crocifissione.

Persino lo storico più critico può con fiducia asserire che un Ebreo di nome Gesù ha insegnato e fatto cose strabilianti in Palestina durante il regno di Tiberio, che fu poi crocifisso sotto Ponzio Pilato ed ha continuato ad avere seguaci anche dopo la sua morte. 1

Tuttavia se vogliamo avere i dettagli sulla vita di Gesù e i suoi insegnamenti dobbiamo affidarci al Nuovo Testamento. Le fonti extra bibliche possono confermare quello che leggiamo nei Vangeli ma in realtà non ci dicono nulla di nuovo. Quindi la domanda non può che essere: quanto sono storicamente affidabili i documenti del Nuovo Testamento?

Su chi ricade il peso del dovere provare le cose

Eccoci ad affrontare la domanda cruciale su chi debba ricadere il peso del provare le cose. Dovremmo assumere che i vangeli sono affidabili a meno che non venga provato che sono inaffidabili? O al contrario che sono inaffidabili a meno che non venga provato che sono affidabili? Sono innocenti a meno che venga provato che sono colpevoli o colpevoli a meno che venga provato che sono innocenti? Gli studiosi scettici quasi sempre assumono la posizione che i vangeli sono colpevoli a meno che non si provi la loro innocenza, vale a dire: assumono che i vangeli sono inaffidabili a meno che non venga provato che siano corretti riguardo ad un determinato fatto. Non sto esagerando: questo è davvero il modus operandi dei critici scettici.

Ma voglio elencare cinque ragioni per cui io ritengo che i vangeli debbano essere ritenuti affidabili a meno che non si provi che sono in errore.

  1. Non intercorre abbastanza tempo perché possano essere sorti degli elementi leggendari a cancellare i fatti storici. L’intervallo fra gli eventi stessi e la loro trascrizione nei vangeli è troppo breve per permettere che la memoria di quello che era o non era accaduto potesse essere cancellata.
  2. I vangeli non sono comparabili ai racconti popolari o alle più contemporanee “leggende metropolitane”. I racconti come quelli di Paul Bunyan e Pecos Bill o le leggende contemporanee raramente hanno a che fare con personaggi storici e di conseguenza non possono essere paragonati alla narrativa dei vangeli.
  3. Il modo di tramandare le tradizioni sacre fra gli Ebrei era altamente sviluppato e affidabile. Nella cultura della Palestina del primo secolo l’abilità di memorizzare e ritenere grandi quantità di tradizioni orali era una qualità altamente ricercata e altamente sviluppata. A partire dall’infanzia, alle scuole elementari, e poi nelle sinagoghe ai bambini veniva insegnato come memorizzare fedelmente le tradizioni sacre. Non c’è dubbio che i discepoli abbiano esercitato una simile cura nel tenere a mente gli insegnamenti di Gesù.
  4. Esistevano dei freni sull’abbellimento delle tradizioni orali riguardanti Gesù, come ad esempio la presenza di testimoni oculari e la supervisione degli apostoli stessi. Coloro che avevano visto e sentito Gesù predicare erano ancora in vita e i racconti riguardanti Gesù erano sotto la supervisione degli apostoli, questi elementi avrebbero agito da freno naturale alla tendenza a elaborare i fatti in una direzione contraria a quella custodita da coloro che avevano conosciuto Gesù.
  5. Gli autori dei Vangeli hanno una comprovata affidabilità storica.

Non ho abbastanza tempo per poter parlare di tutti questi argomenti. Mi concentrerò quindi su primo e sull’ultimo punto.

  1. Non intercorre abbastanza tempo perché possano essere sorti degli elementi leggendari a cancellare i fatti storici. Nessuno studioso contemporaneo crede che i vangeli siano delle bugie sfacciate, il risultato di una gigantesca cospirazione. Il solo luogo dove potrete trovare queste teorie di cospirazione è nella letteratura sensazionalistica, nella letteratura popolare e nella vecchia propaganda sovietica in quella che un tempo era la Cortina di Ferro. Quando si leggono le pagine del Nuovo Testamento non c’è dubbio che quelle persone credevano sinceramente nelle verità delle cose che proclamavano. Piuttosto è sin dai tempi di D. F. Strauss che gli studiosi scettici hanno cercato di spiegare i vangeli come il frutto di leggende. Come nel gioco del telefono che i bambini fanno, attraverso gli anni, col passare di bocca in bocca, le storie su Gesù si sono confuse e poi esagerate e mitizzate, finché i fatti originali sono andati persi. Le favole contadine Ebraiche si sono trasformate nel racconto del Figlio di Dio.

Tuttavia, uno dei maggiori problemi con l’ ipotesi della legenda, quasi mai affrontato dai critici scettici, è che il tempo fra la morte di Gesù e la scrittura dei vangeli è semplicemente troppo breve perché questo possa essere accaduto. Questo punto è stato ben spiegato da A. N. Sherwin-White nel suo libro Roman Society and Roman Law in the New Testament.2 Il professore Sherwin-White non è un teologo; è uno storico accreditato per quanto riguarda gli anni antecedenti e contemporanei alla vita di Gesù. Secondo Sherwin-White le fonti storiche riguardanti l’epoca greco-romana di solito cominciano ad essere di parte una o due generazioni o persino secoli dopo gli eventi narrati. Tuttavia gli storici non hanno difficoltà a ricostruire con confidenza il corso della storia Greco – Romana. Per esempio le più antiche biografie di Alessandro Magno sono state scritte da Arriano e Plutarco più di 400 anni dopo la morte di Alessandro, tuttavia gli storici le considerano veritiere. Le favolose leggende riguardanti Alessandro Magno si svilupparono secoli dopo le biografie di questi due scrittori. Secondo Sherwin-White, gli scritti di Erodoto ci permettono di stabilire il tempo necessario allo sviluppo delle legende, e i test mostrano che due generazioni non sono abbastanza perché le leggende possano annullare la solidità dei fatti storici. Per quanto riguarda i vangeli, il professore Sherwin-White afferma che il tempo necessario perché i vangeli avessero potuto diventare leggende è “incredibile.” Avrebbe richiesto molte più generazioni.

Infatti se aggiungiamo lo spazio di tempo di due generazioni dopo la morte di Gesù, arriviamo al secondo secolo, esattamente quando vediamo comparire i vangeli apocrifi. Questi contengono ogni sorta di storie fiabesche su Gesù. Storie che, per esempio, cercano di riempire il vuoto esistente fra gli anni dell’adolescenza di Gesù e gli inizi del suo ministero. Sono queste il tipo di leggende che i critici cercano, non i vangeli biblici.

Le cose si mettono ancora peggio per gli scettici quando prendiamo in considerazione che i vangeli stessi usano fonti che si avvicinano ancora di più agli eventi della vita di Gesù. Per esempio, il racconto della sofferenza e morte di Gesù, comunemente chiamata la Passione di Gesù, probabilmente non è stata originariamente scritta da Marco. Marco ha usato una fonte per la sua narrativa. Dal momento che il vangelo di marco è il più antico, la sua fonte per forza di cose deve essere ancora più antica. Infatti Rudolf Pesch, un esperto tedesco riguardo al vangelo di Marco, ci dice che la fonte per il racconto della Passione deve risalire almeno al 37 a.C. . appena sette anni dopo la morte di Cristo.3

Un altro esempio: Paolo nelle sue lettere ci da informazioni riguardanti gli insegnamenti di Gesù, l’ultima cena, come fu tradito, la crocifissione, sepoltura, e le apparizioni dopo la sua resurrezione. Le lettere di Paolo furono scritte prima dei vangeli, e alcune delle sue informazioni, per esempio quelle che lui comunica nella sua prima lettera alla chiesa in Corinto, circa le apparizioni di Gesù dopo la sua resurrezione, sono state datate ad appena cinque anni dopo la morte di Gesù. Diventa semplicemente impossibile parlare di leggende in casi come questi.

  1. Gli autori dei Vangeli hanno una comprovata affidabilità storica. Purtroppo ho tempo di esaminare solo uno dei possibili esempi: Luca. Luca è stato l’autore di un’opera in due parti: il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli. Questi in realtà costituivano un’unica opera, ma sono messi separati nella nostra Bibbia semplicemente perché la chiesa ha deciso di raggruppare i vangeli nel Nuovo Testamento. Luca è lo scrittore dei vangeli che più manifesta la consapevolezza di essere uno storico. Nella premessa al suo vangelo egli scrive:

Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola,  è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo,  perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate. (Luca 1:1-4)

Questa premessa è scritta nella terminologia Greco Classico, la stessa usata dagli storici Greci; dopodiché Luca si esprime in Greco comune. Ma con questo ha voluto fare capire al lettore che, se volesse, può esprimersi come uno storico erudito. Ci parla della sua profonda investigazione della storia che sta per raccontarci e ci assicura che è basata sulle informazioni dei testimoni oculari e di conseguenza è veritiera.

Ma chi era questo autore che noi chiamiamo Luca? È ovvio che non fosse un testimone oculare della vita di Gesù. Ma veniamo a scoprire un fatto importante a suo riguardo nel libro degli Atti. A cominciare dal sedicesimo capitolo degli Atti degli Apostoli, quando Paolo giunge a Troas, quella che è l’odierna Turchia, l’autore inizia a scrivere al plurale: “Perciò, salpando da Troas, puntammo diritto su Samotracia,”  “di là ci recammo a Filippi,” “Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera,” ecc. La spiegazione più plausibile è che l’autore si fosse unito a Paolo per seguirlo nei suoi viaggi evangelisti delle città del Mediterraneo. Nel capitolo 21 egli riaccompagna Paolo in Palestina e infine a Gerusalemme. Questo significa che l’autore del vangelo di Luca e degli Atti è stato in contatto in prima persona con i testimoni oculari della vita e del ministero di Gesù in Gerusalemme. I critici scettici hanno fatto i salti mortali per cercare di non giungere a questa conclusione. Essi asseriscono che l’uso della prima persona plurale negli Atti non dovrebbe essere preso alla lettera; che è soltanto una forma letteraria comune a quei tempi nel narrare le storie di viaggi in mare. Senza tenere conto che molte delle storie dei viaggi di Paolo, narrate in Atti, non sono per niente ambientate in mare ma sulla terraferma! Ma la cosa ancora più importante è che questa teoria, quando la vai a testare, si dimostra essere pura fantasia.4 Non esistono proprio forme letterarie in cui per descrivere dei viaggi in mare si usi la prima persona plurale – è stato dimostrato che il concetto stesso è il frutto di finzione accademica! Non si può non giungere alla conclusione che il vangelo di Luca e gli Atti sono stati scritti da un compagno di viaggio di Paolo e che questi mentre era a Gerusalemme ha avuto l’opportunità di intervistare i testimoni oculari della vita di Gesù. chi erano questi testimoni oculari? Forse possiamo trovare qualche indizio sottraendo dal vangelo di Luca tutto quello che già troviamo anche negli altri vangeli, scoprendo così quello che è menzionato solo nel vangelo di Luca. Quello che scopriamo è che quello che ci viene narrato solo da Luca ha a che fare con le donne che seguivano Gesù: persone come Joanna, Susanna, e per inciso, Maria la madre di Gesù.

Quanto è affidabile l’autore nel riportare correttamente i fatti? Il libro degli Atti ci permette di rispondere con fermezza a questa domanda. Il libro degli Atti ricalca fedelmente la storia secolare di quei tempi e l’accuratezza storica del libro degli Atti degli apostoli è indiscutibile. Questo è stato ulteriormente dimostrato da Colin Hemer, uno storico secolare che ha voluto esaminare storicamente il Nuovo Testamento nel suo libro The Book of Acts in the Setting of Hellenistic History. 5 Hemer esamina il libro degli Atti passandolo al setaccio e ricavandone un tesoro di conoscenza storica, a cominciare da quello che è già conosciuto storicamente per arrivare a quei dettagli che solo una persona che ha vissuto in quei luoghi poteva sapere. Di volta in volta viene dimostrata l’accuratezza di Luca: dal salpare della flotta Alessandrina col carico di frumento alla costiera tipica delle isole del Mediterraneo ai titoli specifici degli ufficiali locali, Luca descrive tutto correttamente. Secondo il professore Sherwin-White, “la conferma dell’accuratezza storica del libro degli Atti è strabiliante. Ogni tentativo di mettere in dubbio la sua fondatezza storica deve essere adesso ritenuto assurdo.”6 Il giudizio di Sir William Ramsay, il famoso archeologo, rimane corretto: “Luca è uno storico di primissimo ordine… Questo autore dovrebbe essere annoverato fra i più grandi storici di tutti i tempi.”7 Tenendo conto dell’accuratezza di Luca, la sua dimostrata affidabilità e il suo essere stato in contatto con i testimoni oculari degli eventi, possiamo con confidenza affermare che questo autore è degno di fiducia.

Sulla base delle cinque ragioni sopraccitate, siamo giustificati nell’accettare l’affidabilità storica di quello che i Vangeli ci dicono riguardo a Gesù a meno che venga provato che siano in errore. Come minimo, non possiamo assumere che siano in errore a meno che non li si provi corretti. La persona che nega l’affidabilità dei Vangeli ha l’onere di dover provare la sua posizione.

Aspetti Specifici della Vita di Gesù

Per la natura stessa delle cose trattate, sarebbe impossibile aggiungere ulteriori elementi per dimostrare che alcune storie narrate nei Vangeli siano storicamente vere. Come possiamo provare, per esempio, la storia della visita di Gesù a Marta e Maria? Sappiamo però che la storia ci viene raccontata da un autore affidabile che era in grado di conoscere i fatti e non aveva ragione di dubitarli. Non c’è molto da aggiungere.

Tuttavia, per molti altri eventi chiave nei vangeli, c’è molto che può essere detto. Quello che vorrei fare adesso è prendere dai vangeli alcuni degli aspetti più importanti della vita di Gesù e dire qualcosa sulla loro credibilità storica.

  1. Il Concetto Radicale che Gesù Aveva di Se Stesso di essere il Divino Figlio di Dio. Una corrente critica estremista nega che il Cristo storico credesse di essere il Figlio di Dio. Dicono che dopo la sua morte, la chiesa primitiva abbia cominciato a sostenere che Gesù abbia detto questo, quando in realtà non lo aveva fatto.

Il problema principale con questa ipotesi è che risulta inconcepibile come degli Ebrei monoteistici possano avere ritenuto divino un uomo che avevano conosciuto, se questo non fosse stato mai asserito dalla persona stessa. Il monoteismo è il cuore stesso della religione Ebraica, e sarebbe stato blasfemo dire che un essere umano era Dio. Tuttavia questo è proprio quello che i primi cristiani proclamavano e credevano riguardo a Gesù. Queste affermazioni dovevano essere fondate sugli insegnamenti di Gesù.

E infatti la maggior parte degli studiosi che fra le parole di Gesù ritenute storicamente autentiche – e sono queste le parole dei vangeli che il gruppo di studiosi del “Jesus Seminar” stamperebbero in rosso – ci sono quelle in cui Lui rivela la sua consapevolezza di essere il Figlio di Dio. Si potrebbe fare un intero studio anche solo su questo punto; ma lasciate che mi concentri sul concetto che Gesù aveva di se stesso di essere il divino Figlio di Dio.

Il concetto radicale di chi lui riteneva di essere è rivelato, per esempio, nella sua parabola dei vignaiuoli malvagi. Persino i più scettici degli studiosi ammettono l’autenticità di questa parabola, dal momento che la troviamo anche nel vangelo di San Tommaso, una dello loro fonti preferite. In questa parabola, il padrone della vigna manda i suoi servi ai vignaiuoli perché dessero una parte del frutto della vigna. La vigna rappresenta Israele, il padrone è Dio e i vignaiuoli sono i leader religiosi Ebrei, mentre i servi sono i profeti mandati da Dio. I vignaiuoli percuotono e rigettano i servi del padrone. Alla fine il padrone della vigna dice, “Che farò? Manderò il mio diletto figlio; forse a lui porteranno rispetto.” Invece, i vignaiuoli uccidono il figlio perché è l’erede della vigna. Cosa ci dice questa parabola riguardo al modo in cui Gesù vedeva se stesso? Vedeva se stesso come il figlio diletto di Dio, distinto dagli altri profeti. Il messaggero finale di Dio e persino l’erede della nazione di Israele. Questo non è un semplice contadino Ebraico.

Il concetto che Gesù aveva di se come Figlio di Dio viene espresso apertamente da lui stesso in Matteo 11.27: “Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo.” Ancora una volta abbiamo ogni ragione di pensare che queste sono le autentiche parole di Gesù. Viene da una fonte antica alla quale hanno attinto sia Matteo che Luca, una fonte che gli studiosi chiamano documento Q. Per di più è improbabile che la Chiesa abbia inventato queste parole perché ci dicono che nessuno può conoscere il figlio – “nessuno conosce il Figlio, se non il Padre” – mentre alla Chiesa del dopo Pasqua è dato di conoscere il Figlio. Quindi queste parole non sono il prodotto di una teologia sviluppata successivamente dalla Chiesa. Cosa ci dicono queste parole di come Gesù si vedeva? Egli credeva di essere l’esclusivo e assoluto Figlio di Dio l’unica e sola rivelazione di Dio al mondo! Che non si facciano errori: se Gesù non fosse chi asseriva di essere, era più pazzo di David Koresh e Jim Jones messi insieme!

Infine vorrei considerare un’ultima espressione: Gesù ci parla del tempo della sua seconda venuta in Marco 13.32: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre.” Queste sono le parole autentiche di Gesù perché la Chiesa degli anni successivi, che vedeva Gesù come Dio, non avrebbe mai inventato delle parole che attribuivano a Gesù una conoscenza limitata o ignoranza da parte di Gesù. Ma qui Gesù ci dice che non conosce il tempo del suo ritorno. Cosa possiamo imparare da queste parole? Non solo ci rivelano il fatto che Gesù fosse cosciente di essere l’unigenito Figlio di Dio, ma ci presenta una scala in ascesa progressiva cominciando dagli uomini, poi gli angeli poi il Figlio e infine il Padre, una scala in cui Gesù va oltre ogni essere umano o angelico. Questa è roba forte! Tuttavia è quello che Gesù credeva. E questa è solo una sfaccettatura di quello che Gesù credeva riguardo a se stesso. Aveva ragione C.S. Lewis quando disse: “Un uomo che fosse soltanto un uomo e che dicesse le cose che disse Gesù non sarebbe certo un grande maestro di morale, ma un pazzo – allo stesso livello del pazzo che dice di essere un uovo in camicia – oppure sarebbe il Diavolo. Dovete fare la vostra scelta: o quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio, oppure era un matto o qualcosa di peggio. Potete rinchiuderlo come un pazzo, potete sputargli addosso e ucciderlo come un demonio, oppure potete cadere ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. Ma non tiriamo fuori nessuna condiscendente assurdità come la definizione di grande uomo, grande maestro. Egli ha escluso la possibilità di questa definizione – e lo ha fatto di proposito.”8

  1. I Miracoli di Gesù. Anche il più scettico degli oppositori non può negare che Gesù come personaggio storico portò avanti un’opera in cui faceva miracoli ed esorcismi. Rudolf Bultmann, uno dei studiosi più scettici che questo secolo abbia visto, già nel 1926 scrisse:

La maggior parte delle storie dei miracoli raccontati nei vangeli sono leggendari o perlomeno sono rivestiti di leggenda. Ma non può esserci dubbio che Gesù abbia fatto cose tali, che nella comprensione dei suoi contemporanei, erano miracoli; vale a dire, opere che erano soprannaturali o divine. Senza dubbio ha guarito i malati e cacciato demoni.9

Ai tempi di Rudolf Bultmann, si credeva che le storie dei miracoli fossero state influenzate da eroi mitologici e di conseguenza fossero, almeno in parte, leggendarie. Ma oggi è pienamente riconosciuto che l’ipotesi dell’influenza mitologica è storicamente sbagliata. Craig Evans, il famoso Jesus Scholar, ci dice che la “vecchia concezione” secondo cui le storie dei miracoli fossero il prodotto della divinizzazione mitologica di un uomo “è stata per la maggior parte abbandonata.” 10 Egli ci dice che “non è più seriamente contestato” “che i miracoli sono stati una parte importante dell’opera di Gesù.” Il solo elemento che ci rimane per negare che Gesù abbia fatto letteralmente dei miracoli è la presupposizione anti-soprannaturale, cosa che è semplicemente ingiustificata.

  1. Il Processo e la Crocifissione di Gesù. Secondo i vangeli Gesù fu condannato per blasfemia dalla corte suprema Ebraica e poi condotto dai Romani perché potesse essere crocifisso con accuse di tradimento e perché si era autoproclamato Re degli Ebrei. Questi fatti non solo sono confermati da fonti bibliche indipendenti come San Paolo e gli Atti degli Apostoli, ma anche da fonti extra-bibliche. A cominciare da Giuseppe Flavio e Mara bar Serapion apprendiamo che i capi Ebrei presentarono un’accusa formale contro Gesù e che fecero parte degli eventi che portarono alla sua esecuzione. Dal Talmud Babilonese, Sanhedrin 43a, apprendiamo che il coinvolgimento dei leader Ebrei nel processo contro Gesù fu spiegato come la cosa giusta da fare contro un eretico. Secondo Johnson, “Il supporto storico riguardo al modo in cui Gesù è morto, quelli che ne sono stati la causa, e forse anche i co-agenti, è ineccepibile: 11 La crocifissione di Gesù è riconosciuta persino dal Jesus Seminar come “Un fatto storicamente indiscutibile.” 12

Ma questo fa sorgere una domanda che ci lascia perplessi: Perché Gesù fu crocifisso? Come abbiamo visto, l’evidenza mostra che la sua crocifissione fu istigata da accuse di blasfemia, accuse che per i romani equivaleva a tradimento. È questa la ragione per cui è stato crocifisso. Nella placca che fu inchiodata alla croce sopra la sua testa avevano scritto: “Il Re degli Ebrei.” Ma se Gesù era semplicemente un uomo comune, un cinico filosofo, o semplicemente un liberale rivoltoso sociale, come viene descritto dal Jesus Seminar, allora la sua crocifissione diventa inspiegabile. Come ci dice il professore Leander Keck della Yale University: “L’idea che questo cinico Ebreo (e la sua dozzina di hippies) con il suo atteggiamento e i suoi aforismi potesse rappresentare una seria minaccia per la società sembra essere più il frutto della presunzione di studiosi alienati che di solido giudizio storico.” 13 John Meier, lo studioso del Nuovo Testamento, è ugualmente diretto. Ci dice che un Gesù blando che andava semplicemente in giro a raccontare parabole e che diceva alla gente di guardare i gigli nei campi – “un tale Gesù,” egli dice, “non rappresentava minaccia per nessuno, così come questi professori universitari che lo hanno inventato, non minacciano nessuno.” 14 Il Jesus Seminar ha inventato un Gesù che è incompatibile con il fatto indiscutibile della sua crocifissione.

  1. La Resurrezione di Gesù. Mi sembra che ci siano quattro fatti accertati che costituiscono evidenza induttiva per la resurrezione di Gesù:

Fatto #1: Dopo la sua crocifissione, Gesù fu sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea. Questo fatto è molto importante perché significa che il luogo della sua sepoltura era conosciuto sia dagli Ebrei che dai Cristiani. Ragion per cui diventa inspiegabile come il credo nella sua resurrezione possa sorgere se si poteva semplicemente andare alla tomba che conteneva il suo corpo. Secondo John A. T. Robinson della Cambridge University, la sepoltura onorabile di Gesù è uno dei “primi e più confermati fatti riguardanti Gesù.” 15

Fatto #2: La Domenica dopo la sua Crocifissione, la tomba di Gesù fu trovata vuota da un gruppo di donne sue seguaci. Secondo Jakob Kremer, uno studioso sulla resurrezione Austriaco, “La stragrande maggioranza degli esegeti crede fermamente nell’affidabilità delle affermazioni bibliche riguardo la tomba vuota.” 16 Come ci dice D. H. van Daalen, “E’ davvero difficile negare storicamente il fatto che la tomba fosse vuota; coloro che vogliono negarlo lo fanno su presupposizioni teologiche o filosofiche” 17

Fatto #3: In diverse occasioni e in svariate circostanze, diversi individui e gruppi di persone hanno avuto apparizioni di Gesù risorto dalla morte. Questo è un fatto che è quasi universalmente riconosciuto fra gli studiosi odierni del Nuovo Testamento. Persino Gert Lüdemann, forse il più prominente oppositore odierno sulla resurrezione ammette: “Può essere ritenuto storicamente certo che Pietro e i suoi discepoli hanno vissuto esperienze, dopo la morte di Gesù, nelle quali Gesù è apparso loro come il Cristo risorto.”18

Infine, Fatto #4: I primi discepoli credevano che Gesù fosse risorto dai morti nonostante avessero ogni ragione per non crederci. A dispetto della loro iniziale predisposizione a credere il contrario, è un innegabile fatto storico che i discepoli originali credevano, proclamavano, ed erano disposti anche a morire per la certezza della resurrezione di Gesù. C. F. D. Moule della Cambridge University, conclude dicendo che qui abbiamo un credo per il quale nessun’altra ragione, in termini di precedenti influenze storiche, può giustificare – eccetto che la resurrezione stessa.19

Qualunque storico coscienzioso, quindi, che voglia dare una spiegazione degli eventi, deve confrontarsi con questi quattro fatti indipendentemente confermati: L’onorevole sepoltura di Gesù, la scoperta della tomba vuota, le sue apparizioni da vivo dopo la morte, e l’origine stessa del credo dei discepoli nella sua resurrezione e, di conseguenza, del Cristianesimo. Voglio enfatizzare che questi quattro fatti non rappresentano la conclusione a cui sono giunti degli studiosi Cristiani, non ho neanche citato gli studiosi Cristiani, tuttavia questo è il pensiero della maggioranza degli studiosi del Nuovo Testamento odierni. La domanda dunque è: come si possono meglio spiegare questi fatti?

Questo mette i critici scettici in una situazione disperata. Per esempio, qualche tempo fa, ho avuto un dibattito con un professore della Irvine University of California, sulla storicità della resurrezione di Gesù. Egli aveva scritto una ricerca per il suo dottorato su questo argomento e di conseguenza era ben a conoscenza dell’evidenza. Non poteva negare l’onorevole sepoltura di Gesù, la tomba vuota, le sue apparizioni dopo la morte, e l’origine del credo dei discepoli nella sua resurrezione. Di conseguenza, la sua unica possibilità era di trovare qualche altra alternativa a questi fatti. Così ha sostenuto che Gesù avesse uno sconosciuto gemello identico, che era stato separato da lui alla nascita, e che era poi tornato a Gerusalemme al tempo della crocifissione, abbia rubato il corpo di Gesù dalla tomba, e si fosse presentato ai discepoli, i quali lo hanno scambiato per Gesù e hanno dedotto che fosse risorto dai morti! Ora non mi soffermerò su come mi sono cimentato nel confutare la sua teoria, ma credo che questa teoria sia educativa perché ci mostra a quali disperati estremi gli scettici devono ricorrere per negare la storicità della resurrezione di Gesù. Infatti l’evidenza è così potente che uno dei più noti teologi Ebrei odierni, Pinchas Lapide, si è detto convinto sulla base dell’evidenza che il Dio d’Israele ha fatto risorgere Gesù dai morti! 20

Conclusione

Riassumendo, i vangeli non solo sono degni di fiducia come documenti in generale, ma se diamo un’occhiata ad alcuni dei più importanti aspetti riguardanti Gesù nei vangeli, come ad esempio le sue affermazioni radicali, i suoi miracoli, il suo processo e crocifissione, in tutto questo la loro veridicità storica ne esce fuori brillantemente. Dio è vissuto nella nostra storia, e noi possiamo provarlo.
Per approfondimenti: http://www.reasonablefaith.org/the-evidence-for-jesus#ixzz3mAhCZstQ

 

 

LE RELIGIONI POSSONO ESSERE TUTTE VERE?

Le religioni possono essere tutte vere

Le religioni possono essere tutte vere? Le statistiche mostrano che un gran numero di americani credono che tutte le religioni non sono che diversi sentieri che portano alla stessa destinazione. È un discorso ragionevole? È così che potrebbero essere le cose? Ho avuto una conversazione interessante con l’autista di un taxi mentre stavo viaggiando a Huston. Era molto gentile e ha cominciato a farmi delle domande: “perché sei in città” ”cosa ci fai di bello?”. Gli ho risposto che sono uno speaker ed ho spiegato un po’ di cosa parlo e che i miei discorsi hanno a che fare con il cristianesimo. E lui mi risponde così :”allora sei cristiano, grande!! Perché adoriamo lo stesso Dio”. E gli ho semplicemente risposto : “allora tu credi che Gesù è Dio”… l’ho colto un po’ impreparato per un secondo, perché ovviamente come musulmano, lui non credeva crede che Gesù è Dio. Infatti nella teologia islamica, una delle cose peggiore che puoi fare si chiama Shirk. Skirk è quando si associa qualcosa mettendolo allo stesso livello di Hallah ed equivale e mandare all’inferno la propria anima. Quindi ecco che un musulmano crede che non puoi andare in Cielo se credi che Gesù è Dio, i cristiani credono che non puoi andare in cielo a meno che non credi che Gesù è Dio. È possibile che sia il cristianesimo che l’islam siano falsi? È possibile. Ma è impossibile che tutt’e due siano veri. Se diamo un’occhiata alle grandi religioni del mondo come ad esempio il buddismo che non crede esista un Dio come Persona; per lo più è una filosofia atea. E l’induismo? L’induismo crede in 330000 dei. I musulmani un Dio che è unico: Hallah. Ebrei un Dio YHAWE. I cristiani un solo Dio che è Trinità. È possibile che siano tutte false? Si. Ma non possono essere tutte vere. Amici miei, in un mondo in cui la gente dice che tutte le religioni sono vere; possiamo chiaramente vedere che questo non è logicamente possibile. Come allora possiamo determinare la differenza? È li che dobbiamo seguire dove l’evidenza ci porta. Seguiamo la religione che è supportata dall’evidenza e che può essere logicamente vera.